Da anni esiste una prospettiva che insiste nel vedere l’ambiente esterno, sia spazio pubblico strutturato che natura selvaggia, come un contesto pericoloso pieno di ostacoli e di situazioni potenzialmente dannose.
Al contrario si può considerare come la natura offra una complessità d’esperienze molto ampia e ricca, di cui il rischio non è che un elemento presente a fianco di altri aspetti positivi e formativi per la crescita di ciascuno. Rischiare rappresenta un’esperienza di grandi benefici, per questo motivo, abbiamo bisogno di gestire e conoscere il rischio, non di
eliminarlo.
E’ importante ritrovare quello sguardo che sa cogliere con maggiore consapevolezza, le enormi potenzialità insite nella relazione con la natura. Ogni esperienza presenta condizioni di opportunità e di rischio
ma è il nostro approccio a queste realtà che orienta le capacità di
interpretarle come buone o cattive, positive o negative. Attraversando il rischio è possibile sviluppare competenze, saperi, valori e atteggiamenti comportamenti e modalità relazionali. La natura può essere il luogo privilegiato in cui rischiare a patto che la si conosca, la si frequenti, la si
interroghi. Paura e ansia del controllo a tutti i costi hanno avuto la meglio
nel corso degli ultimi 30 anni e si è fatto di tutto per eliminare
o limitare al massimo ogni tipo di rischio. Abbiamo escluso la vulnerabilità e l’imperfezione, elementi preziosi che possono aiutarci a capire chi siamo, a costruire solidarietà e relazioni, maturare risorse per affrontare le avversità della vita. Come ha sostenuto Brenè Brown,
dell’università di Houston, durante il suo discorso per il
network Ted : “noi addormentiamo la vulnerabilità. Viviamo in un mondo vulnerabile ed uno dei modi in cui lo affrontiamo è rendere la vulnerabilità insensibile. Siamo dei perfezionisti e quello che è pericoloso che cerchiamo di rendere perfetti i nostri bambini. E quando tieni in braccio questi piccoli bimbi perfetti il nostro lavoro non è dire guardala è perfetta. Il mio compito è tenerla perfetta, fare in modo che sia parte della squadra di tennis a 10 anni e di Yale a 12. Questo non è il nostro lavoro. Il nostro lavoro è guardare e dire : non sei perfetta sei fatta
per lottare ma meriti amore e senso di appartenza. Questo è il nostro
compito”
Affinchè il rischio in natura possa rappresentare un valido
alleato dei processi educativi occorre un patto, con alcune condizioni precise. Non dobbiamo infatti pensare che tutto ciò
che venga dalla natura sia assolutamente buono e innocuo indipendentemente dalle nostre azioni. La natura non è né buona né cattiva in senso assoluto, ma può essere meravigliosa quanto terribile in relazione a come ci rapportiamo ad essa. Dipende da noi. E’ molto importante cercare di individuare alcuni atteggiamenti e stili di relazione nei confronti della natura che possano aiutarci a convivere con i
rischi presenti, senza che questi degenerino in pericoli, al contrario vivendo l’incontro con la dimensione del rischio come occasione attraverso cui crescere ed imparare.
Possiamo riassumere questi atteggiamenti in 5 punti:
1 Conoscenza : conoscenza e consapevolezza sono fondamentali perché ci consentono di agire tenendo bene a mente tutta una serie di informazioni utili per sapere come comportarci.
2 Lentezza: andare piano e sostare in natura sono un’ottima strategia per aumentare la nostra capacità di gestione dei rischi. Lentamente si colgono più dettagli, più informazioni, si affina la conoscenza, lentamente si ha l’occasione di riflettere meglio e di assaporare l’esperienza.
3 Errore: Saper convivere con il rischio ha a che fare con la nostra concezione dell’errore. Errore e rischio sono concetti
che vanno in parallelo, sono legati a doppio filo e si nutrono l’uno dell’altro, più consideriamo un problema il primo più lo sarà anche il secondo. Impariamo invece a guardare i nostri errori come a processi normali che appartengono alla nostra dimensione quotidiana. Lo stesso atteggiamento dovremo averlo nei confronti del rischio. Sbagliare non è sbagliato, considerare l’errore come elemento sano fecondo di
ripensamenti e cambiamenti utili all’apprendimento e alla
crescita aiuta a vivere con naturalezza e serenità l’incontro con
il rischio.
4 Condivisione: condividere il tempo in natura e il rischio è una pratica resiliente, stimola e sollecita la capacità di ognuno di far emergere tutte le risorse disponibili per reagire alle situazioni difficili.
5 Fiducia : Vedere la natura come una grande alleata, una maestra, non significa idealizzarla come perennemente buona, bensì rispettarla e frequentarla per il benessere che è in grado di offrirci, e vederla con gli occhi della possibilità, della relazione, della scoperta. Avere poi fiducia nei bambini, nelle loro risorse, capacità, competenze. Avere fiducia che ce la
potranno fare perché i bambini non hanno bisogno di avere la
strada spianata dagli ostacoli e dalle difficoltà. I bambini hanno bisogno di sentirsi depositari di fiducia da parte nostra e legittimati a stare in relazione diretta con la natura e con il mondo circostante; accompagnati, senza essere sostituiti nell’incontro con l’autenticità della vita.